Breve storia del Fugazi Music Club, simbolo della Polonia post-89, chiuso a lungo e da poco tornato sulla mappa di Varsavia
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di Maddalena Lukasik
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Varsavia è una città che non conosce quiete, si adatta velocemente ai trend del momento, e la sua mutevolezza non è da limitare soltanto agli ultimi anni, si è saputa distinguere per questa sua peculiarità nel corso del tempo.
Lungo la scia del cambiamento si colloca il Fugazi Music Club che ha lasciato il segno nella vita di molte persone. È stato aperto nel 1992, nel pieno degli anni contraddistinti da un forte sentimento di rinascita esploso dopo la caduta del muro di Berlino e alla democrazia che si stava affermando in Polonia, dove la gente fremeva dalla voglia di vivere e di divertirsi.
Un nuovo club musicale che si affaccia alla movida cittadina oggi ci incuriosisce, ma è un qualcosa che si va ad aggiungere ai tanti locali che già esistono e bisogna avere un’idea davvero innovativa per attirare l’attenzione. Guardando dalla prospettiva della realtà sociale di trent’anni fa, un posto del genere rappresentava una vera ondata di novità.
Così il primo club di musica rock dal vivo, è nato in un posto altrettanto storico, l’ex cinema W-Z, chiuso nel 1991, dopo aver allietato le giornate dei varsaviani per circa mezza secolo. Architettonicamente parlando era un edificio modernista davvero esemplare, uno dei fondatori del Fugazi, Waldemar Czapski non si è fatto sfuggire l’occasione e scelse di aprire proprio lì il tempio della musica.
Il Fugazi era il club musicale più grande dell’Europa centro-orientale, vantava due sale da concerto, una da 2000 persone e l’altra da 500, una sala da biliardo, un grande bar a forma di chitarra, un negozio di musica, e per ultimo ma non meno importante, c’era anche un autobus all’interno, un elemento decorativo ma soprattutto era l’emblema di riconoscimento del locale.
C’è ancora un’altra curiosità da chiarire, ovvero la scelta di quel nome un po’ bizzarro. Fugazi è innanzitutto il titolo di un album dei Marillion, e la canzone omonima parla della follia e stupidità del mondo. Inoltre, è una parola che deriva dal gergo dei soldati americani che utilizzavano durante la guerra in Vietnam. Anche se i fondatori non sono mai stati espliciti su questo, è opinabile che quella scelta potesse nascondere una critica socio-storica-politica.
Pur non avendo molti soldi da investire, i fondatori si sapevano ingegnare per portare avanti le piccole attività del locale. Ad esempio per stampare delle semplici locandine, si rivolgevano alla tipografia della prigione Rakowiecka, che era la più economica della città.
I ragazzi non si perdevano mai d’animo, sapevano gestire ogni situazione grazie all’impegno di tutti e alla volontà di portare avanti un ideale comune e il desiderio di godersi un po’ di musica dal vivo, dopo un lungo periodo di grigiore storico-sociale.
Fugazi era qualcosa di più di un semplice club, era una casa per molti amanti della musica, era un posto sicuro, dove passare anche la notte. Se qualcuno non poteva permettersi di pagare l’entrata ai concerti, si impegnava a svolgere dei piccoli lavori per il locale, come il volantinaggio, la vendita dei biglietti, la redazione della rivista Fugazigaz o la distribuzione delle locandine degli eventi. Un valore aggiunto a tutto ciò che si era creato è senza dubbio il senso di comunità e la volontà di rendersi utili per un posto amato, dove si poteva prendere una boccata d’aria rock.
Anche se Fugazi è stato aperto per poco tempo, è rimasto nella memoria degli amanti della musica, perché oltre al sentimento che li legava a quel posto, hanno potuto assistere ai circa 300 concerti organizzati, tra cui i gruppi più celebri del panorama musicale rock polacco. Durante una delle serate con il gruppo a sorpresa, sono stati ospiti i Kult, nota band, che suonò per l’occasione i singoli del nuovo album “Tata Kazika”. Altri gruppi famosi polacchi che suonarono nel club: Armia, Kult, Dżem, Maanam, Dezerter, Oddział Zamknięty, TSA, Acid Drinkers, Ira, Wilki. Anche Jurek Owsiak, celebre giornalista della radio e della televisione polacca ha lasciato la sua traccia, organizzando proprio a Fugazi il festival “50 rock’n roll” per il primo maggio.
Purtroppo Fugazi ha chiuso le serrande improvvisamente, nel bel mezzo di un’attività splendente, a causa delle visite di criminali, non gradite e pericolose. Per questo motivo il fondatore Waldemar Czapski si allontanò dalla scena per un bel po’.
Dopo ben 23 anni dalla chiusura, Waldemar è tornato a far parlare di sé decidendo di riaprire il locale, stavolta dall’altra parte della Vistola, nel quartiere Praga che ha l’energia necessaria per un posto del genere.
Come ha dichiarato in un’intervista per Nasze Miasto, l’idea è nata dopo aver letto il fumetto Fugazi Music Club di Marcin Podolec (2013) per smentire una frase letta nel libro, ossia “ai giorni d’oggi tutto questo non è più possibile”. Per Waldek quella frase è stata come una provocazione, e ha deciso di dimostrare a tutti che si può ancora tornare a sognare. Così si è messo all’opera e dal 2015, grazie all’aiuto di tante band affezionate e non solo, in poco tempo è stato possibile realizzare quel sogno, che è tornato di nuovo realtà, stavolta nel quartiere più alternativo degli ultimi anni a Varsavia.