Su ‘Václav Havel – Un uomo al castello’

Havel

Havel na hrad, Havel al castello, era lo slogan scandito dai manifestanti nella Praga dell’89 e la scritta che campeggiava su manifesti affissi ai quattro angoli della capitale cecoslovacca. L’avevano chiamata la ‘Rivoluzione di Velluto’ ed era iniziata a una settimana esatta dalla caduta del Muro di Berlino. In una manciata di giorni questa pacifica, ma veemente protesta di piazza riuscì a rovesciare il regime comunista cecoslovacco aprendo la strada alle elezioni democratiche del giugno ’90. Un voto, quest’ultimo, che confermò il successo di Forum Civico, il movimento fondato dal drammaturgo e poeta Václav Havel, leader carismatico e intellettuale della protesta, divenuto presidente della Repubblica vox populi qualche mese prima. Un uomo che era salito al castello per restarci.

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Ziemowit Szczerek – viaggio nell’Ucraina che non c’è

Szczerek PoloniCult

Nell’immaginario italiano, perlomeno in quello di chi non ha una passione spiccata per la geopolitica, l’Ucraina è una creatura strana. Talmente strana che la maggior parte del dibattito fino a poco tempo fa riguardava l’accento: Ucràina o Ucraìna? Sono state le vicende degli ultimi anni, prima con la famosa/famigerata rivoluzione arancione poi con il tracollo iniziato dalle proteste di Majdan, ad accendere su questo Paese un interesse un po’ più “pop” che ha prodotto anche una corposa bibliografia più o meno attendibile. Se è valido asserire che il modo migliore di conoscere qualcuno è sentire cosa ne dicono i suoi vicini, allora è proprio tempo di dedicare un po’ di attenzione a un bel libro polacco sull’Ucraina: Tatuaż z tryzubem (Tatuaggio con il tridente) di Ziemowit Szczerek, uscito per Czarne nel 2015.

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Magda Szabó – La porta

Szabo

La Porta di Magda Szabó è il romanzo protagonista della nuova incursione in Ungheria del treno di ESTensioni – di Lorenzo Berardi – L’Ungheria torna a fare capolino sulle colonne di PoloniCult con una delle opere più note di un’autrice magiara capace di riscuotere un notevole successo internazionale. ‘La porta’…

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Mission to Moscow – quando Stalin era di casa a Hollywood

Mission to Moscow

Uno dei film stalinisti più “fedeli alla linea” è stato prodotto non a Mosca o in qualche altra capitale del blocco sovietico, bensì a Hollywood. E non si tratta di un film di serie B, o prodotto in semiclandestinità da qualche cineasta marginale, ma di una produzione costosa e promossa con notevole dispiego di mezzi sul mercato statunitense. Stiamo parlando di Mission to Moscow, una pellicola del 1943 prodotta da uno dei maggiori studi americani, la Warner Bros, che tesse spudoratamente le lodi del regime di Stalin, giustificandone senza riserve le politiche di terrore e dipingendo allo stesso tempo l’Unione Sovietica degli anni trenta del secolo scorso quasi come un paradiso in terra

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Treblinka – cronaca dall’inferno

treblinka

Non è la prima volta che la pagina virtuale di PoloniCult si apre alle dolorose voci di chi è stato testimone dell’Olocausto e questo perché, da polonisti, è semplicemente impossibile evitare di parlarne, aggirare l’ostacolo e lavarsene le mani. Per capire la Polonia di oggi, bisogna essere disposti a guardarne le ferite o lo sguardo che le si potrà rivolgere, sarà solo quello di un turista che l’ha scelta come meta per la sua economicità…

Torniamo oggi con ESTensioni per parlare di un libricino – forse sarebbe meglio dire pamphlet – di sole 79 pagine edito per i tipi di Adelphi: L’inferno di Treblinka a cura di Vasilij Grossman.

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Storie di donne bulgare

Donne bulgare

Uno sguardo sul cinema bulgaro attraverso due film che, a un quarto secolo di distanza, raccontano ciascuno la storia diversa di una donna e del suo conflitto con la società.   di Andrea Ferrario   Il cinema bulgaro rimane purtroppo ancora un oggetto sconosciuto per il pubblico italiano. I casi…

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Martin Frič, una vita al servizio del cinema

Fric

Il cinema ceco e quello slovacco sono noti internazionalmente soprattutto per la nová vlna (nuova ondata) degli anni sessanta del secolo scorso. Come le altre parallele “nuove ondate” in Europa e in altri luoghi del mondo, anche quella ceca e slovacca si basava in larga parte sul concetto dell’autore che con la sua “camera-stylo” esprime la propria creatività personale dando vita a uno stile unico e innovativo. Ma ci sono registi che hanno prodotto ottimi film senza aderire a quella che è nota come la “politica dell’autore”. Tra di essi spicca il ceco Martin Frič, la cui figura rimane pressoché sconosciuta a livello internazionale, nonostante la sua rilevanza.

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Correre. La storia discreta e cecoslovacca di Emil Zatopek

Correre Zatopek

Quando si affronta un libro dedicato a una vicenda di sport, più spesso quando si tratta del preciso sottogenere delle biografie sportive, il timore è di approcciare libri nati sbagliati. Questo accade perché le vicende di sport a volte sono raccontate con i toni trionfalistici e patinati che il professionismo di oggi pare richiedere, a volte perché il sensazionalismo e la volontà di raccontare sconvolgenti retroscena offuscano il messaggio originale. Per fortuna non capita sempre, per fortuna non capita nemmeno a Correre di Jean Echenoz, scrittore francese che ha dedicato questo agevole libriccino di circa centocinquanta pagine pubblicato in Italia da Adelphi a uno dei più grandi podisti di tutti i tempi, il cecoslovacco (allora) Emil Zatopek.

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Karel Čapek, di robot e salamandre

Čapek

Ed è proprio percorrendo e ripercorrendo palmo a palmo i titoli presenti al primo piano del Richard Booth Bookshop che mi sono imbattuto in una raccolta di racconti di un autore a me allora noto da poco, ma già molto apprezzato: Karel Čapek. Noto a molti per avere inventato il termine ‘robot’ nell’accezione che oggi conosciamo di automa semovente dotato di intelligenza artificiale, Čapek è stato un autore dalla fantasia sconfinata.

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Ota Pavel, rompere il ghiaccio in Boemia

Ota Pavel

La cittadina boema di Buštěhrad si trova a una ventina di chilometri da Praga. Il turista qui arriva soltanto per caso. Ed è un peccato. Due o tremila anime in croce, le rovine di uno splendido castello rinascimentale in cima a una collinetta e la mole barocca dell’ex birreria imperiale sulle sponde di due laghetti artificiali creati ‘per il diletto dei cittadini’. Dal 2002 il visitatore di passaggio approdato nel borgo sulla strada per la capitale ceca può dedicare un’ora scarsa del proprio tempo a un piccolo museo ospitato in una casetta dalle tinte pastello. Una sola ampia stanza ma tirata a lucido e ricolma di memorabilia, fotografie, sbiaditi articoli di giornale, poster e aspirapolvere anteguerra. Il Muzeum Oty Pavla u rotta è dedicato alla vita e agli scritti del cittadino di gran lunga più celebre di Buštěhrad, Otto Popper, meglio noto come Ota Pavel.

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