Un film del 1999 del compianto Krzysztof Krauze che esplora il genere thriller con una grande vena d’autore.
di Elettra Sofia MauriAbbiamo parlato per la prima volta di Krzysztof Krauze, ammirandolo raccontare con delicata poesia la storia dell’artista polacco Nikifor. Tuttavia, il film che ha segnato con successo gli esordi della carriera del regista, appartiene a tutt’altro genere. “Dług” (Il debito – 1999) è un thriller psicologico, ambientato nella Varsavia dinamica e in movimento di fine anni 90’. Krauze ha preso spunto da una storia realmente accaduta, per portare sullo schermo un film drammatico e ben costruito, che lascia con il fiato sospeso fino all’ultimo.
Lo sviluppo della linea temporale del racconto, aiuta a mantenere alta la suspense e a stuzzicare la curiosità nello spettatore. Il film infatti, si apre con il ritrovamento da parte della polizia di due cadaveri decapitati, precedentemente gettati nella Vistola. Sapienti e ambigue inquadrature si soffermano su alcuni dettagli, apparentemente insignificanti, che si riveleranno poi decisivi per ipotizzare chi siano le vittime e chi gli assassini nel corso della storia.
A questo punto la scena si interrompe e il la narrazione dei fatti riprende tornando indietro a tre mesi prima.
Adam e Stefan sono grandi amici e partner in affari, hanno una vita privata e lavorativa soddisfacente: sono giovani, ambiziosi e desiderosi di portare avanti con successo il proprio progetto commerciale. Ma per avviare il piano, necessitano di un prestito sostanzioso che la banca nega loro in quanto non hanno sufficienti garanzie. Frustrati dalla situazione si lasciano tentare dalla proposta di un conoscente, ex vicino di casa di Stefan. Non riuscendo però a trovare un accordo soddisfacente per entrambe le parti, rifiutano le percentuali offerte e lasciano perdere chiudendo così la faccenda. O almeno così pensano, visto che dietro al fascino e all’affabilità del businessman con cui hanno discusso di potenziali affari, si nasconde in realtà uno spietato criminale, che inizia a minacciarli e perseguitarli chiedendo di essere risarcito per la prestazione e il servizio offerto. Si crea così un ipotetico debito, che cresce di giorno in giorno, come crescono la tensione, l’impotenza e la disperazione nei due amici. Il ricatto distrugge tutto: per non mettere a repentaglio le rispettive famiglie e fidanzate, Adam e Stefan si vedono costretti a rinunciare ai propri affetti prima, e alla propria dignità poi. Da subito si delinea con chiarezza la diversità tra i due: Adam è fermo e irreprensibile nella sua difesa dei valori, non vuole cedere in alcun modo al ricatto e pensa subito di cercare aiuto dalla polizia, mentre Stefan si dimostra moralmente e psicologicamente più debole, disposto a tutto pur di salvarsi la pelle e uscire da questa terribile situazione.
Con Dług Krauze con estrema abilità porta avanti uno snervante gioco psicologico, insinuandosi senza censure nella coscienza dei suoi protagonisti. Il risultato è un thriller sofisticato e brutale allo stesso tempo che mostra con un inaspettato colpo di scena, quanto la natura dell’uomo possa rivelarsi violenta e bestiale. Nulla di ciò che si è lasciato intendere all’inizio del film si verificherà, a causa di un drammatico ribaltamento dei ruoli.
Come già visto in Plac Zwabiciela (luogo curiosamente significativo anche in Dług visto che è da qui che l’assassino chiamerà la polizia da un telefono pubblico per costituirsi, ristabilendo così l’ordine morale nel finale), il regista analizza il quadro di una società in cui l’apparente benessere e realizzazione personale sembra appartenere solamente a determinate e superficiali aspettative (una bella casa, un lavoro redditizio, belle macchine, belle moglie e fidanzate), per poi smascherare la fragilità di tutto ciò.
Ancora una volta, Krauze riesce con sottile maestria, a scuotere le coscienze e il pensiero del suo pubblico, mettendo in scena una storia drammatica e terribile, in contrasto con lo sfondo accattivante e alla moda in cui si svolge. E’ davvero tutto come sembra? Siamo veramente certi di ciò in cui crediamo e di ciò che non saremmo mai in grado di compiere?