Cinque scrittrici polacche di cui sentiremo parlare

scrittrici polacche

Una lista di cinque scrittrici polacche inedite, edite o quasi edite di cui sentiremo parlare in Italia

di Salvatore Greco

Una delle cose più belle dei premi letterari è che aprono prospettive e offrono punti di osservazione di cui prima forse saremmo stati privi. Il Booker Prize e poi, naturalmente, il Premio Nobel a Olga Tokarczuk hanno dato una spinta nuova a cercare autori, e soprattutto autrici, che nascessero dallo stesso humus letterario. Quello polacco naturalmente, che poi è quello che più ci interessa su queste pagine.

Su PoloniCult abbiamo raccontato a più riprese scrittrici polacche che ci sono sembrate particolarmente interessanti, oggi ne raccogliamo qui cinque per presentare lo scenario di cosa si muove in letteratura in Polonia dietro e accanto a Olga Tokarczuk.

Małgorzata “Margo” Rejmer

Margo Rejmer

Photo by Katarzyna Lasoń

Margo Rejmer è una di quelle scrittrici polacche a cui siamo più affezionati, avendola seguita sin dall’inizio. Classe 1985, ha esordito nel 2009 con il romanzo Toximia, diventato subito un piccolo caso letterario in Polonia. Il romanzo, che racconta le storie incrociate di alcuni abitanti del quartiere Grochów di Varsavia, è un libro dissacrante, che indulge al grottesco, ma anche sinceramente drammatico, e scritto con un’abilità incredibile per un’esordiente. Tradotto da Francesco Annicchiarico, Toximia è arrivato in Italia nel 2018 per i tipi de La Parlesia. Dopo Toximia, Margo Rejmer ha lasciato (momentaneamente?) la narrativa per darsi al reportage, regalando due libri molto intensi dedicati a Bucarest e all’Albania socialista, con quest’ultimo che le è valso il prestigioso premio Paszport di Polityka. I due reportage arriveranno presto in italiano per i tipi di Keller.

Wioletta Grzegorzewska “Greg”

Photo by Joanna Sidorowicz

Un’altra autrice che ha fatto i conti con la difficile fonetica del suo cognome e ha deciso di adattarlo al grande pubblico internazionale, Wioletta Greg è ad oggi una delle più famose scrittrici polacche nel Regno Unito, dove per altro risiede da anni. Il suo romanzo Guguły ,nell’edizione anglofona intitolata Swallowing mercury, è stato nominato nella longlist del Booker Prize del 2017. Guguły è uscito anche in Italia nella primavera del 2020 con il titolo Un frutto acerbo, per i tipi di Bompiani nella traduzione di Barbara Delfino, e ne abbiamo parlato dettagliatamente qui. Wioletta Greg è anche un’apprezzata poetessa e il lavoro lirico emerge decisamente anche in questa sua opera di prosa, con i capitoli del romanzo che possono essere letti anche come singoli quadretti lirici dove gli elementi del reale significano più di quello che appare.

Anna Kańtoch

Kańtoch

Photo by Mikołaj Starzyński

Anna Kańtoch è una scrittrice eclettica e brillante, capace di scrivere nelle atmosfere più disparate mantenendo un livello sempre altissimo. A suo agio sia dentro un universo steampunk che nella Polonia degli anni Venti, nella cornice di un noir a scatole cinesi o in quella di un romanzo di formazione dalla struttura tradizionale. Tra le scrittrici polacche citate qui, Anna Kańtoch è ancora inedita in Italia. Anche se ancora per poco: il prossimo autunno esordirà in italiano con il suo romanzo Buio (Czarne il titolo originale) per i tipi di Carbonio Editore nella traduzione di Francesco Annicchiarico.  Buio è una storia di ritorni, di ferite mai rimarginate, di luoghi dell’anima che esistono fuori dal tempo e dove l’identità è sempre in gioco. Piccola postilla: Anna Kańtoch è anche un’apprezzatissima scrittrice di saghe young/adult dove la sua penna abile e il suo gusto per le storie si modellano sul gusto dei lettori più giovani, senza mai perdere lo smalto originale.

Julia Fiedorczuk

scrittrici polacche

Photo by Kuba Ociepa

Julia Fiedorczuk, poetessa varsaviana classe 1975, è anche l’autrice del più bel romanzo uscito in questa prima metà del 2020, con buone probabilità che sia il più bello in assoluto dell’anno pur avendo ancora sei mesi di uscite da valutare. Pod słońcem il titolo in polacco (Sotto il sole, la traduzione letterale) è uscito a gennaio per Wydawnictwo Literackie e lo rappresenta per l’Italia Nova Books Agency. Julia Fiedorczuk dice di sé stessa che “nella sua opera sottolinea il legame inscindibile tra l’uomo e la natura extra-umana”. In un modo diverso dal modo in cui lo stesso succede nell’opera di Olga Tokarczuk, anche in quest’ultimo romanzo di Julia Fiedorczuk la natura è pienamente co-protagonista degli eventi umani. I boschi della Podlachia, i suoi fiumi, i temibili Urali russi, le isole jugoslave dell’adriatico sono personaggi della storia d’amore di Misza e Miłka tanto quanto le loro famiglie, i loro vicini, quel coagulo di villaggi bielorussi e polacchi che danno inizio alla loro storia.

 

Anna Brzezińska

Photo by Andrzej Banas

Raccontare il nostro mondo traslandolo nel medioevo è una tentazione che hanno in molti e non sempre con risultati accettabili, va detto con sincerità. Che si tratti di fantasy puro, di romanzo storico o di fantascienza steampunk, il medioevo è terreno di caccia. Quando lo fa una scrittrice con un dottorato in medievistica, però, la cosa assume tratti diversi. Ed è il caso della nostra Anna Brzezińska, storica per formazione e scrittrice per passione. Nata nella grande palestra polacca del racconto e romanzo fantastico, negli ultimi tempi ha affinato molto le sue doti scrittorie e le ha offerte a due libri di altissimo livello che ha pubblicato con Wydawnictwo Literackie. Il primo di questi due è un monumentale romanzo storico, Le figlie del Wawel (Córki Wawelu), dedicato al commovente rapporto tra la principessa Katarzyna, figlia del re di Polonia, e la sua serva Dosia, figlia di una donna del popolo e nata lo stesso giorno della principessa. Il secondo, Acqua al setaccio (Woda na sicie) è un libro diverso, ambientato in un mondo medievaleggiante, dove un villaggio di minatori devoti si trova improvvisamente in miseria dopo che si è esaurito il filone estrattivo a cui hanno sempre lavorato e, in cerca di un capro espiatorio, lo trovano in una donna straniera ed eretica che vive al margine della comunità. La Vecchia, così si chiama la donna, affronta il processo inquisitorio a cui è condannata, raccontando in modo variegato e tagliente il mondo gretto e patriarcale che la sta giudicando. Un libro, insomma, che starebbe bene a scaffale a fianco a quelli di Margaret Atwood.

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