Chce się żyć: la dignità oltre l’incomunicabilità.

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Partendo da un documentario, Maciej Pieprzyca racconta la toccante storia di un ragazzo disabile, imprigionato nel suo corpo.

di Elettra Sofia Mauri

Chce się żyć (2013) si potrebbe tradurre con “vuole solo vivere” ed è proprio il tema della volontà di vivere, nonostante le gravissime difficoltà che possono affliggere l’esistenza umana, che viene messa a tema in questo film, basato su una storia vera.

Il regista Maciej Pieprzyca racconta la storia di un ragazzo affetto da un grave handicap fisico, ispirandosi alla vita di Mateusz Rosiński, incapace di muoversi autonomamente e articolare parola, quindi ritenuto da tutti incapace di comprendere e comunicare, scopritosi poi normalmente in grado di intendere e di volere. Il regista ha avuto inoltre, un’ulteriore origine e fonte di ispirazione. Il film è infatti dedicato alla memoria di Ewa Pięta, giovane regista collega e amica di Pieprzyca, scomparsa prematuramente a causa di una malattia. Ewa Pięta aveva realizzato il documentario “Jak motyl” (Come una farfalla), raccontando la drammatica storia di un altro ragazzo, anch’egli prigioniero in un corpo disabile. A sua volta, il titolo stesso del documentario, richiama alla mente un altro film basato sullo stesso tema, ovvero “Lo scafandro e la farfalla” di Julian Schnabel.

“Chce się żyć” ripercorre a tappe, partendo dall’infanzia e arrivando al raggiungimento dell’età adulta, la vita di Mateusz, condannato inesorabilmente da medici e specialisti come “vegetale”, incapace di comprendere la realtà circostante. Invece, nonostante la disabilità fisica che limita il suo agire, Mateusz è perfettamente in grado di capire ciò che lo circonda. In un drammatico sforzo, cerca disperatamente di comunicare e dimostrarlo agli altri.

chce sie zyc cover PoloniCultPieprzyca riesce a utilizzare il mezzo cinematografico con estrema delicatezza, ma allo stesso tempo con forza irruenta, per raccontare questa storia. Una grande padronanza tecnica, permette al regista di rendere il punto di vista stesso di Mateusz in un modo interessante e mai scontato. Ne è un esempio lampante la scelta di far parlare Mateusz e renderci partecipi dei suoi pensieri, attraverso la sua voce fuori campo, che racconta e commenta ciò che gli succede. Anche la telecamera aiuta a mostrare il mondo di Mateusz, con riprese in soggettiva leggermente squadrate, spesso mostrate dal basso verso l’alto, come se noi ci trovassimo ad osservare qualcuno da una sedia a rotelle. In contrasto a questo tipo di scene, sono ricorrenti riprese fatte da appena dietro una parete, una finestra o la porta di una stanza lasciata aperta, facendo diventare così la macchina da presa un osservatore appena discostato della vita di Mateusz. La storia è accompagnata da una bella colonna sonora, mai invasiva, ma fondamentale nel marcare un’unica scena in cui è totalmente assente l’audio. Una costante che accompagna la vita del protagonista è l’ironia, sorprendente e delicata. Capita spesso di lasciarsi sfuggire una risata mentre si ascolta la voce fuori campo di Mateusz, pur nella sua drammatica condizione, non manca una certa leggerezza nell’affrontarla.

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Mateusz riesce infine a farsi capire, attirando l’attenzione di una educatrice nel centro per disabili mentali in cui è ricoverato. Grazie a lei e all’insegnamento del linguaggio Bliss, può finalmente esprimersi e rivendicare la sua dignità in quanto essere umano. In questo ruolo ci regala un incredibile interpretazione, Dawid Ogrodnik, giovane attore di talento già visto in Ida e attualmente impegnato nelle riprese di un film sul fenomeno Disco Polo.

“Chce się żyć” è un film che ha fatto discutere alla sua uscita, visto che sicuramente tratta di un argomento spesso spinoso ed estremamente delicato. Ciò che lascia è comunque una grande testimonianza di vita, raccontata in in tutte le sue sfumature, senza mai cadere nel patetico.

 

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