Bilancio del 2020 per la nazionale polacca guidata da Jerzy Brzęczek, tra alti e bassi verso Euro2021
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di Alberto Bertolotto
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Per il secondo anno di fila la Polonia non ha brillato in termini di risultati. Ha fatto il suo, si è guadagnata un’ampia sufficienza per quanto raccolto ma il popolo sportivo si aspettava di più. E per questo a riguardo c’è solo un responsabile: il ct Jerzy Brzęczek. Dopo il brutto ko in Uefa Nations League con l’Italia, è iniziata una pesante contestazione contro di lui, reo di non essere riuscito a fare esprimere ad alto livello un’ottima generazione di calciatori e di non sfruttare a dovere un fuoriclasse come Robert Lewandowski. L’allenatore, nominato nell’estate del 2018, è stato tuttavia confermato dalla Pzpn, la federcalcio polacca, e dal suo presidente Zbigniew Boniek. Resterà in carica almeno sino ai campionati Europei del 2021 e potrà godere di alcuni nuovi innesti nello staff, che lo aiuteranno nella preparazione tattica ai match. Una soluzione di compromesso. Che ha fatto infuriare la maggior parte dei tifosi e sufficiente per far capire con quale clima la nazionale si avvicinerà al grande evento estivo.
SFIDUCIATO. Non è semplice stilare un bilancio del 2020 per una squadra nazionale. A causa della pandemia è stata un’annata compressa, in cui tutte le selezioni europee hanno giocato tra settembre e novembre disputando otto gare in tre tranche. Un impegno dietro l’altro, con nel mezzo le partite con i club, naturalmente obbligatorie per ogni calciatore, che hanno portato le rappresentative a optare per un turnover continuo. Sono aspetti di cui si potrebbe tenere conto, ma in Polonia l’analisi della nazionale è basata soprattutto sull’assenza di un gioco credibile, aspetto che per i critici ha causato risultati modesti. I biancorossi da un lato non hanno avuto problemi a superare le rivali sulla carta più deboli (4 vittorie tra Bosnia, affrontata due volte, Finlandia e Ucraina) ma dall’altro hanno incontrato difficoltà con avversari di maggior spessore: con i Paesi Bassi hanno perso tutte e due le gare giocate, con l’Italia hanno conquistato un pareggio e una sconfitta. Il quid in più, quello che serve per battagliare con le potenze europee, avrebbe dovuto darlo secondo molti Brzęczek con proposte tecnico-tattiche di spessore, mentre in campo, di fatto, la Polonia ha badato più al sodo, anziché a praticare un calcio moderno e offensivo. E questo non è stato e non viene perdonato all’allenatore di Truskolasy, visto che può disporre di una bocca da fuoco come Robert Lewandowski – il cui 2020 è stato sublime, con la vittoria della Champions League su tutto – e di giocatori di qualità come Milik, Zieliński e Grosicki.
Si tratta del primo è vero motivo di scontro, reputato come limite a un’ascesa. Legato a ciò è l’opinione per cui, con una squadra di professionisti impegnati all’estero nei maggiori campionati europei, a guidare la nazionale debba essere un trainer con un curriculum ed esperienza internazionale. Brzęczek, da par suo, non ha mai allenato al di fuori della Polonia, venendo ingaggiato come commissario tecnico dopo due buoni stagioni al Wisła Płock in Ekstraklasa (con le quali aveva interrotto una serie di avventure negative). A riguardo di tutto ciò, un momento emblematico è rappresentato dagli otto secondi di silenzio di Lewandowski alla domanda «come avete preparato il match?» rivoltagli dopo l’incontro con l’Italia di novembre, il più brutto della nazionale negli ultimi due anni: per quanto l’episodio si sia verificato all’interno di un discorso generale e per quanto il capitano non volesse dare una risposta avventata, il fatto che abbia riflettuto a lungo prima di rispondere ha portato a pensare che non ci fosse un vero e proprio piano tattico da parte dell’allenatore. Questo dubbio ha esposto ulteriormente Brzęczek alle critiche di stampa, sportivi e tifosi. In quel momento sono aumentate le speculazioni relative al futuro del ct. Il ko di pochi giorni dopo con i Paesi Bassi le ha ulteriormente acuite, salvo poi essere spente dalla fiducia che Boniek ha riposto nuovamente nell’allenatore dopo averlo incontrato a bocce ferme. È altamente probabile che la parentesi di Brzęczek sulla panchina della nazionale polacca si esaurirà dopo gli Europei, anche perché alla guida della Pzpn non ci sarà “Zibì”, il suo principale difensore, non più rieleggibile dopo due mandati. Prima, però, bisogna preparare un campionato Europeo e non sarà facile in queste condizioni generali di sfiducia. Possono bastare i rinforzi tattici nello staff per passare almeno il girone? Considerata imbattibile la Spagna, i polacchi devono provare almeno a mettersi alle spalle Svezia e Slovacchia, le altre rivali, e guadagnare gli ottavi, scoglio assolutamente da superare.
I DATI OGGETTIVI. A proposito di Euro bisogna tenere conto dei dati oggettivi. Il ct ha guadagnato il pass per essere alla via della competizione. La sua squadra l’ha fatto dominando il gruppo di qualificazione, conquistando 25 punti su 30, perdendo solo una partita e facendo della solidità difensiva il suo punto di forza (5 gol subiti in 10 gare). Inoltre la Polonia è rimasta nella massima serie della Uefa Nations League: chiudendo al terzo posto nel proprio girone alle spalle di Paesi Bassi e Italia, non è retrocessa in B. In poche parole, entrambi gli obiettivi minimi sono stati conquistati, e peraltro senza problemi. Con Brzęczek alla guida della selezione si sono inoltre visti molti giovani giocatori, che si stanno facendo largo in Ekstraklasa e non solo: da Walukiewicz (classe 2000) a Moder (1999), passando per Szymański (1999), Jóźwiak (1998) e Karbownik (2001), tutti hanno debuttato nella sua gestione. La squadra ha avuto una ventata d’aria nuova e l’età media è scesa notevolmente. Si tratta di un aspetto importante, perché bisogna pensare a chi succederà ai vari Fabiański (1985), Lewandowski, Glik (1988) e Krychowiak (1990). L’attuale new wave formerà l’ossatura della nazionale del futuro. Tutto ciò, a ogni modo, è stato a riconosciuto al commissario tecnico e al suo staff, squadra che dopo lo 0-0 ottenuto con l’Italia a Danzica ha avuto anche giorni di gloria nel cuore dell’opinione pubblica dato che la sua solidità era stata elogiata. Il tremendo ko con gli stessi azzurri a Reggio Emilia a novembre ha però sgretolato tutte le certezze e scatenato il pandemonio.
QUAL È LA VERITÀ? La Polonia è molto forte ma rende poco solo per colpa del suo allenatore? Oppure è una selezione normale, che sta raccogliendo quanto è effettivamente nelle sue corde? Brzęczek è stato intelligente a scegliere un 4-2-3-1 granitico, sposando una filosofia di gioco difensiva che è nelle corde della storia della nazionale, oppure avrebbe dovuto osare di più dal punto di vista tattico? Considerato il materiale umano di cui dispone, irripetibile per certi aspetti vista la presenza di Lewandowski, non poteva impostare una squadra maggiormente offensiva?
Domande, punti interrogativi che circolano da settimane. La soluzione potrebbe essere davvero quella di affidare il gruppo a un tecnico straniero, esattamente come si fece dopo i campionati mondiali del 2006, quando si puntò sull’olandese Leo Beenhakker. Lo richiede a gran voce il popolo. Prima, però, ci sono i campionati Europei da affrontare. E da preparare nel migliore dei modi, con Brzęczek da un lato chiamato a migliorarsi e l’opinione pubblica a cercare di supportarlo il più possibile. Ne va del risultato finale della propria nazionale.