Bogowie: l’operazione è riuscita.

Bogowie PoloniCult

Nonostante le controversie, Bogowie è stato un successo di critica e pubblico che parla alla Polonia di oggi.

di Lorenzo Berardi

Lo scorso 2 marzo al Teatr Polski di Varsavia sono stati assegnati i Polski Nagrody Filmowe, gli Oscar del cinema polacchi 2014. Trionfatrice di questa edizione con 13 nomination e 7 Aquile d’oro portate a casa, fra cui quella per il miglior film, è stata una pellicola che non ha ancora trovato una distribuzione italiana. Bogowie narra la storia vera del cardiochirurgo Zbigniew Religa, un personaggio che ha diviso a lungo i media e l’opinione pubblica polacca.

Scomparso nel 2009, dopo una carriera che lo ha visto divenire una celebrità medica nonché docente universitario e ministro della Sanità in due legislature, il professor Religa è stato il primo a effettuare un trapianto di cuore in Polonia nel 1985. Un’operazione, è vero, avvenuta diciotto anni dopo quella del pioniere sudafricano Christian Barnaard ma che resta rivoluzionaria visto il luogo, il contesto storico e le precarie condizioni in cui venne effettuata

Non tutti nella Polonia di metà anni ’80 guardavano infatti con eccessiva simpatia a Religa, tornato in patria dopo anni di studio e perfezionamento negli Stati Uniti. Da un lato, il giovane chirurgo era osteggiato dai suoi colleghi più anziani che lo accusavano di mettere a repentaglio la vita dei propri pazienti per mettersi in mostra. Dall’altro, milioni di polacchi erano diffidenti nei confronti di un trapianto cardiaco per motivi morali e religiosi visto l’altissimo valore simbolico del cuore visto come sede di anima e sentimenti per molti fedeli cattolici. ‘Mentre invece sappiamo benissimo che si tratta di un muscolo‘ ribadisce Zbigniew Religa in un dialogo del film all’anziano e potente direttore della clinica varsaviana in cui lavora.

BogowieBogowie significa ‘Dei’ ed è proprio questo che durante il film Religa e i suoi colleghi chirurghi della clinica di Zabrze, in Slesia, sono accusati a più riprese di volere essere sino al punto di farsene un ironico vanto. Medici che, lungi dall’arrogarsi il diritto di sostituirsi a Dio, ritengono invece di avere il dovere morale e professionale di tentare di salvare uomini e donne. Pazienti spesso ritenuti casi disperati e, come tali, a loro volta consapevoli di giocarsi il tutto per tutto pronti percio’ ad affidarsi alle mani e ai ferri dei giovani e coraggiosi chirurghi polacchi.
Al pari delle persone che decidono di sottoporsi a trapianto cardiaco nella sua clinica, Zbigniew Religa ha molto da perdere in caso di insuccesso. La propria vita privata, innanzitutto, ma anche i preziosi finanziamenti che gli consentono di tenere aperta la remota clinica di Zabrze oltre al prestigio professionale. Ma soprattutto Religa rischia di compromettere irrimediabilmente la fiducia in se stesso e nella propria capacità di salvare il prossimo. Non a caso ogni operazione fallita, ogni crisi di rigetto post-operatorio, ogni paziente scomparso portano il dottor Religa a scivolare nell’alcool e nell’isolamento.

Emblematica, in tal senso, è la scena in cui il protagonista del film licenzia su due piedi un fidato membro della propria equipe per avere permesso a un paziente in procinto di essere operato di telefonare alla famiglia dal suo studio mentre il direttore della clinica vi riposava. I dettagli personali dell’uomo, le sue speranze e timori captati da Religa nel dormiveglia rischiano infatti di influenzare la lucidità del cardiochirurgo durante l’operazione e di farlo soffrire in caso di insuccesso. Proprio questa eccessiva immedesimazione emotiva abbinata all’impulsività nel prendere decisoni è uno dei lati del carattere di Religa che meglio vengono descritti dalla pellicola.
Merito della sceneggiatura e dell’eccezionale interpretazione di Tomasz Kot che entra nei panni del giovaneBogowie 3 PoloniCult cardiochirurgo cogliendone non solo entusiasmo, temperamento e disperazione, ma anche la postura perennemente ingobbita e sghemba come per ridurre le distanze fra sè e i propri interlocutori. Eccellente anche il resto del cast nel quale spiccano le prove di Piotr Głowacki e Szymon Piotr Warszawski, rispettivamente nei panni di Marian Zembala e Andrzej Bochenek i due giovani chirurghi che aiutano Religa ad aprire (e a tenere aperta) la clinica di Zabrze. In ruoli di contorno, inoltre, c’è spazio anche per due ottimi attori come Kinga Preis e Ryszard Kotys noti al grande pubblico polacco per le proprie interpretazioni in due serie televisive di enorme successo come Ojciec Mateusz e Świat według Kiepskich.

Uscito a fine 2014, Bogowie è un film del quale in Polonia si è parlato molto e discusso altrettanto vista una tematica che esamina con precisione davvero chirurgica conflitti e confini fra scienza, etica e religione. Non a caso, secondo i dati resi noti dal Polski Instytut Sztuki Filmowej, la pellicola è stata vista da 2 milioni e 200mila spettatori nella sale cinematografiche della Polonia, cifra che la rende il film polacco più visto degli ultimi 12 mesi davanti al colossal Miasto 44 e a Jack Strong. Numeri amplificati a livello nazionale quando il 20 febbraio scorso il DVD del film è stato distribuito in allegato a Gazeta Wyborcza.

Diretta da Łukasz Palkowski e vincitore anche del Leone d’oro al festival del cinema di Gdynia, la pellicola ha convinto pubblico e critica in Polonia, ma sinora è stata poco reclamizzata all’estero. Una disparità che lascia perplessi ed è forse spiegabile dal fatto che il nome di Zbigniew Religa non sia granché conosciuto al di fuori dei confini polacchi. Un vero peccato, perché Bogowie è un film intelligente e ben costruito, a tratti toccante, sempre capace di non scadere in toni eccessivamente melodrammatici e in grado persino di strappare qualche sorriso. Anche il rischio di trasformare il professor Religa in un iconico e belloccio paladino della scienza in lotta contro establishment socialista, baroni della chirurgia e famiglie bigotte è scongiurato. Come già evidenziato, la sceneggiatura del flim dà infatti ampio risalto anche alle ombre e alle idiosincrasie dell’ambizioso chirurgo evidenziandone anzi più gli insuccessi che i primati raggiunti.

Di sicuro assieme a Carte Blanche di Jacek Lusinski e a Chce się żyć (Io sono Mateusz) di Maciej Pieprzyca Bogowie può essere considerato uno dei migliori film polacchi usciti negli ultimi due anni inserendosi in un filone – quello dei biopic, ossia pellicole ispirate a personaggi reali – che gode di grande salute in Polonia. Se poi si considera che il regista Łukasz Palkowski, classe ’76, non ha ancora compiuto quarant’anni, è facile comprendere come Bogowie sia un ottimo esempio di nuovo cinema polacco. Un cinema che magari non sarà ‘d’autore’, ma che ha il merito di portare all’attenzione del grande pubblico tematiche importanti e complesse da trattare, rendendole accessibili a molti senza tradirne o annacquarne i significati.

Bogowie

(fotografia di James Stanfield, scelta da National Geographic tra le cento più rappresentative del XX secolo).

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