L’inarrestabile marcia di Robert Korzeniowski

Korzeniowski

A ventotto anni appena compiuti, Robert Korzeniowski non era uno sconosciuto, ma neanche uno dei principali favoriti della vigilia. Correva a livello internazionale sin dall’87 alternandosi fra la 20 e la 50 km di marcia e i suoi risultati erano in crescita. Sulla distanza dei ventimila metri aveva ottenuto un quarto posto agli Europei di Spalato del ’90 e due ori alle Universiadi del ’91 e nel ’93. Un anno prima della rassegna olimpica si era invece aggiudicato un bronzo nella 50 km, ai mondiali di atletica tenutisi a Goteborg. Quella di Atlanta era la sua seconda Olimpiade. A Barcellona gli era andata male: ritirato nella 20 e squalificato nella 50 km.

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Stanisław Lem – La Cyberiade

Cyberiade

“La Cyberiade” (Cyberiada, nell’originale polacco), è una raccolta di racconti che sfugge a ogni definizione. Fantascienza sì, ma in libera uscita dagli stilemi del genere. Lem trasporta il lettore in una dimensione insolita a metà strada fra la fiaba popolare, la satira politica, il mito in salsa picaresca e il divertissement comico puro e semplice. La componente favolistica è evidente nella scelta di ambientare la maggior parte delle vicende dei due “costruttori”, gli inventori itineranti Trurl e Klapacius, alle corti di sovrani planetari seguendo una struttura narrativa simile a quella descritta dall’antropologo russo Vladimir Propp.

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Sławomir Mrożek – L’elefante

Elefante

Occorre sfatare un mito. Le letture per l’estate possono essere intelligenti. E non necessariamente deve trattarsi di voluminosi tomi rimasti a lungo sul comodino in attesa delle sospirate vacanze.  Prendiamo, ad esempio, un autore ben noto al pubblico di Polonicult – Sławomir Mrożek – e una delle sue raccolte di racconti più celebri: “L’elefante” (Słon).

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ImproVarsavia

ImproVarsavia

Il rapporto fra i polacchi e il teatro è da sempre molto stretto. Da Kantor a Grotowski, sino a Warlikowski. Tuttavia, la sperimentazione teatrale può anche basarsi sull’improvvisazione e l’intrattenimento intelligente senza il bisogno di essere concettuali. Esiste infatti un ampio pubblico potenziale di persone interessate al teatro, ma spaventate dalla distanza che separa gli attori sul palco dagli spettatori in platea. Spesso, inoltre, l’elevato costo dei biglietti per una rappresentazione può scoraggiare chi non è avvezzo a trascorrere le proprie serate a teatro.

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Apologia di un classico: Zofia Nałkowska – Senza dimenticare nulla

Senza dimenticare nulla

Meglio precisarlo subito e senza il timore di sbilanciarsi in giudizi affrettati: siamo in presenza di un capolavoro. Tuttavia, ‘Senza dimenticare nulla’ (Medaliony, il titolo originale polacco) è un un’opera dura, a volte urticante, la cui lettura non può non suscitare reazioni, inclusa quella di chiudere il libro dopo poche pagine e accantonarlo. Un’azione troppo impulsiva che sarebbe però comprensibile alla luce delle immagini forti descritte all’inizio del testo.

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Karel Čapek, di robot e salamandre

Čapek

Ed è proprio percorrendo e ripercorrendo palmo a palmo i titoli presenti al primo piano del Richard Booth Bookshop che mi sono imbattuto in una raccolta di racconti di un autore a me allora noto da poco, ma già molto apprezzato: Karel Čapek. Noto a molti per avere inventato il termine ‘robot’ nell’accezione che oggi conosciamo di automa semovente dotato di intelligenza artificiale, Čapek è stato un autore dalla fantasia sconfinata.

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Apologia di un classico: Bolesław Prus – La bambola

Prus

Considerato dal poeta e Nobel per la Letteratura Czesław Miłosz come «il migliore romanzo polacco di sempre», ‘La bambola’ sconta tuttavia due sfortune: un titolo obiettivamente infelice e l’inclusione fra le letture obbligatorie o semi-obbligatorie della scuola polacca. La scelta del titolo suggerisce ai lettori in cerca d’evasione un romanzetto piccante d’appendice (tradendone le attese), mentre la stessa errata supposizione può scoraggiare in partenza gli amanti dei classici.

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Ota Pavel, rompere il ghiaccio in Boemia

Ota Pavel

La cittadina boema di Buštěhrad si trova a una ventina di chilometri da Praga. Il turista qui arriva soltanto per caso. Ed è un peccato. Due o tremila anime in croce, le rovine di uno splendido castello rinascimentale in cima a una collinetta e la mole barocca dell’ex birreria imperiale sulle sponde di due laghetti artificiali creati ‘per il diletto dei cittadini’. Dal 2002 il visitatore di passaggio approdato nel borgo sulla strada per la capitale ceca può dedicare un’ora scarsa del proprio tempo a un piccolo museo ospitato in una casetta dalle tinte pastello. Una sola ampia stanza ma tirata a lucido e ricolma di memorabilia, fotografie, sbiaditi articoli di giornale, poster e aspirapolvere anteguerra. Il Muzeum Oty Pavla u rotta è dedicato alla vita e agli scritti del cittadino di gran lunga più celebre di Buštěhrad, Otto Popper, meglio noto come Ota Pavel.

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Zbigniew Herbert saggista, un inedito in italiano.

Zbigniew Herbert è stato uno dei più grandi poeti europei del Secondo Dopoguerra. Pur non ottenendo gli stessi riconoscimenti internazionali di Czesław Miłosz e Wisława Szymborska, Herbert gode oggi in Polonia di una reputazione paragonabile a quella dei due premi Nobel per la letteratura.

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Wisława Szymborska, si dà il caso che io sia qui

Wislawa Szymborska si dà il caso che io sia qui

Di Wisława Szymborska abbiamo già scritto in questa sede in diverse occasioni, ma è sempre un piacere tornare a farlo. A raccolte di versi, libri biografici e documentari sulla grande poetessa polacca si è aggiunta da poco anche una graphic novel tutta italiana. Wisława Szymborska, si dà il caso che io sia qui è un libro pubblicato quest’anno dai tipi di Edizioni BeccoGiallo, casa editrice padovana specializzata in ‘fumetti d’impegno civile’.

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