Anna Kańtoch – altri mondi, weird e genere oltre il genere

Kańtoch

Photo by Mikołaj Starzyński

A tu per tu con Anna Kańtoch, giovane leva del new weird in Polonia

di Salvatore Greco

Cinque volte vincitrice del Premio Zajdel, detentrice del premio Żuławski e insignita a livello europeo del premio Encouragement Award per la migliore giovane promessa dalla European Science Fiction Society. Se bastassero i premi a definire un autore, ad Anna Kańtoch andrebbe già bene così. Per fortuna dei lettori dietro questo generoso florilegio di riconoscimenti e statuette c’è un’autrice incredibilmente prolifica e molto ispirata, attiva su vari fronti e generi dal fantasy alla young-adult fiction, esplosa nel mondo della fantascienza con la sua saga Przedksiężycowi (I prelunari, clicca qui per leggere un estratto in italiano) pubblicata da Powergraph tra il 2009 e il 2013. Lo stile di Anna Kańtoch riflette la maturità di un’autrice che ha fiumi di pagine alle spalle e una curiosità mai sazia nel raccontare nuove storie e affrontare nuovi temi.

Cos’è il fantasy per te? Hai alle spalle una saga di fantascienza ambientata su un pianeta lontano, ma anche libri che si svolgono nel mondo di ogni giorno. Si scrivono in modo diverso?

Il fantasy per me è un genere meraviglioso perché contiene… praticamente tutto. Posso scrivere un romanzo di avventura fantasy, un romanzo d’amore fantasy o anche un giallo fantasy. È un genere che non pone dei limiti, anzi ti concede strumenti aggiuntivi. Io scrivo molto fantasy, un po’ di letteratura “di confine” (fantasy funzionale al tema principale) e anche fantascienza, ma più raramente. Scrivere trame ambientate nella vita di ogni giorno è talmente tanto più facile per il fatto che non ci si deve inventare un mondo di sana pianta, che ci si può impegnare di più magari su una trama complicata. Nel caso della fantascienza è il contrario: devo prima immaginare per bene un mondo intero e solo dopo mettermi a pensare alla trama.

Chi sono i tuoi autori preferiti e le tue fonti di ispirazione?

Amo molto il new weird e autori come China Mieville, Catherynne Valente o Ian R. MacLeod, Adoro la ricchezza della loro fantasia e la bellezza della loro lingua. Del resto, lo stile ha sempre avuto una grande importanza per me: sono in grado di perdonare a un libro la trama povera a patto che sia scritta bene e in modo appassionante. E amo molto anche i libri di confine, quelli difficilmente attribuibili a un genere particolare. Sono i romanzi che mi ispirano di più, anche se poi, per quanto riguarda l’ispirazione, può arrivare da qualunque cosa: una serie tv, un quadro, un articolo letto su un giornale o una scena vista in tram…

I personaggi della tua saga di fantascienza, I prelunari, sono personaggi giovani che vivono in un mondo in cui pochi fanno in tempo a diventare adulti. C’è un motivo particolare per cui Kaira e Finnen, i protagonisti della trilogia, sono giovani e non adulti? E la cosa ha un’influenza sulla loro visione del mondo?

Kaira doveva necessariamente essere giovane perché tutta l’azione parte nel momento in cui raggiunge l’età adulta e Finnen altrettanto, per essere credibile accanto a lei. Soprattutto mi importava che i protagonisti del romanzo mettessero in discussione l’ordine costituito chiedendosi chi fossero e quale fosse il loro posto nel mondo. E questa è una caratteristica quasi esclusiva dei giovani.

La saga dei Prelunari si svolge in un mondo di fantasia incredibilmente dettagliato. Com’è nata l’idea?

È una storia buffa, perché l’idea mi è venuta in mente letteralmente dal nulla. A un certo punto ho immaginato un mondo strutturato su vari piani, dove al livello più basso si trovava il passato più remoto e a quello più alto l’attualità, e che in quel mondo arrivasse all’improvviso una nave spaziale da un’altra realtà. Questa scena così precisa nei romanzi non c’è, ma è il concetto attorno a cui ruota l’intera idea della saga.

Sei autrice anche del „giallo non banale” Niepelnia che ha una struttura a scatole cinesi che evoca le atmosfere delle Favole di mille e una notte. Da dove le è venuta l’idea? Ha per caso qualcosa in comune con i tuoi studi di arabistica?

Devo fare una confessione: non ho mai amato Le mille e una notte, i suoi protagonisti sono decisamente poco simpatici. Preferisco pensare che mi abbia ispirato Manoscritto trovato a Saragozza. Di grande ispirazione è stato anche il famoso quadro di Escher in cui le scale del titolo si incrociano in modi bizzarri. Allo stesso modo nel mio libro spunti diversi si intrecciano in modo inaspettato.

A un certo punto di Niepełnia appare un bambino dall’ identità sessuale ancora indefinita, e in tutto il romanzo ci sono personaggi femminili carichi di caratteristiche attribuibili tradizionalmente agli uomini, e viceversa. Quanto è importante per te il tema dell’identità sessuale in letteratura?

Penso che sia un tema importante, e anche se ci sono alcuni libri su questo tema mi pare che siano ancora troppo pochi e per questo ho deciso io stessa di intraprendere il tema. Niepełnia parla di una certa… fluidità di genere e del passaggio dalla mascolinità alla femminilità.

L’ambiente della fantascienza è spesso considerato una riserva per soli uomini. Ti è capitato di incontrare qualcuno che ti ha consigliato di scrivere altro perché “dopotutto sei una donna?”

Per fortuna no, ma forse è stato solo un caso perché in effetti scrivo poca fantascienza, la saga dei Prelunari è un’eccezione. Scrivo prevalentemente gialli, fantasy un po’ di confine come dicevo, a volte young adult fiction e questi sono generi più “femminili” secondo un certo modo di pensare. Però ho delle amiche che scrivono hard sci-fi e so che non se la passano tanto bene, per esempio molte delle recensioni che ricevono iniziano dicendo “per essere una donna, è un buon libro”

I tuoi personaggi non sono mai univoci, anche gli eroi più positivi hanno un lato oscuro e prima o poi incappano in qualche errore senza che tu ti intrometta mai. Se potessi dare loro un consiglio quale sarebbe?

Se potessi consigliargli qualcosa sarebbe di fare ancora più errori, perché gli errori sono interessanti e le storie migliori partono dagli errori. I personaggi perfetti e che non sbagliano mai sono noiosi.

E invece loro cosa ti lasciano? Guardi il mondo diversamente dopo aver finito un libro?

In un certo senso sì, sono più ottimista perché penso che finalmente avrò un po’ di tempo libero. Di cambiamenti vistosi però non ce ne sono, anche perché non so stare senza scrivere e dopo aver finito un libro mi tuffo subito a pensare al successivo…

Libri principali di Anna Kańtoch

Czarne (2012);

Przedksiężycowi I (2013);

Przedksiężycowi II (2013);

Przedksiężycowi III (2013);

Niepełnia (2017);

Diabeł na wieży (2018);

I libri di Anna Kańtoch pubblicati da Wydawnictwo Powergraph sono rappresentati per l’Italia da Nova Books Agency. Per informazioni: agent@novabooksagency.com.

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