Marie Curie, la scienza dei sentimenti

Marie Curie film PoloniCult

Torniamo a occuparci di Maria Skodłowska-Curie e lo facciamo con immutato piacere. A centocinquant’anni dalla nascita della chimica e scienziata polacca-francese nata in via Freta a Varsavia è in corso una meritata riscoperta delle sue scoperte e vicende. La fumettista e regista iraniana Marjane Satrapi è al lavoro su un lungometraggio dedicato a Madame Curie e ispirato a Radioactive, opera di Lauren Redniss, mentre su queste colonne abbiamo scritto della recente graphic novel Marie Curie di Alice Milani. E come dimenticare il grande murales di recente dedicato dalla capitale polacca alla scienziata per ravvivare l’area antistante la fermata Centrum della metropolitana varsaviana? Questo ‘Marie Curie’ è una raffinata co-produzione polacca-francese di inizio 2017 in cui la regia è affidata alla transalpina Marie Noelle e i ruoli principali ad attori polacchi. Il film è stato girato tra Polonia, Francia e Germania.e talvolta sono proprio Varsavia (noi di PoloniCult ci siamo anche imbattuti nelle riprese) o Łódź a sostituirsi ai boulevard della Ville Lumière.

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Komunia – o la comunione impossibile

Komunia

A volte sembra che siamo chiamati a combattere certe battaglie da soli. E sicuramente si sarà sentita così Ola, la quattordicenne protagonista del docu-film firmato da Anna Zamecka. Una volta visto il trailer, mi è stato subito chiaro che avrei voluto non solo guardarlo per intero ma anche avere la possibilità di scriverne e farlo arrivare a più persone. Komunia – Communion è un film documentario dolcemente drammatico. Delicatamente pesante. Non uso queste due coppie ossimoriche a caso o per qualche ragione stilistica, le utilizzo perché non è possibile dare una definizione univoca e conclusiva al film; non è possibile perché i sentimenti che risveglia e mette in campo sono così contrastanti che soltanto accostando due termini opposti si riesce a trovare la (quasi) giusta commistione di elementi presenti nella storia.

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1947-2017. Settant’anni di animazione polacca

Animazione polacca

C’è qualcosa intorno all’idea che abbiamo di animazione che la relega in un’eterna dimensione di giovinezza. Forse si tratta della natura stessa del genere, portato allo sviluppo continuo delle sue forme, o forse del fatto che lo sbocco più florido dell’animazione -inutile negarlo- è quello dei film per l’infanzia. Fatto sta che ormai, in barba alla percezione comune, sono già almeno tre le generazioni che hanno potuto averci a che fare e in Polonia in particolare -dove la tradizione è floridissima- si celebrano nel 2017 i settant’anni di attività.

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S. Banach – se da Cracovia si rifonda la matematica

Banach

Però qui nel 1916 siamo ancora nel cuore della Galizia, dentro quel grandioso esperimento di Europa Unita ante litteram che fu l’impero asburgico, in un luogo che fu il prodotto di una mitopoietica politica e antropica fiorita miracolosamente sullo spartiacque tra i due secoli, aperto agli apporti di popoli e culture multiformi. Tra Vienna, Leopoli e Cracovia una continua corrente d’idee fluisce vigorosa. Tutto può accadere.

Tant’è vero che noi che passeggiamo lungo i Planty non siamo gente qualsiasi, ma Władysław Hugo Dionizy Steinhaus, già allievo di David Hilbert a Gottinga, fondatore della scuola di matematica di Leopoli ed ivi professore all’università. E allora come non fermarsi di botto, come non abbracciare quei giovani, come non gioire di fronte al talento finora misconosciuto del più brillante tra loro, Stefan Banach, un autodidatta cui non mancava che l’incontro con un mentore capace di intuirne e svilupparne il genio?

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Kraków pod ciemną gwiazdą

Il testo che qui si presenta è opera di Krzysztof Jakubowski, divulgatore che ha dedicato non poche opere a Cracovia, tra le quali voglio ricordare un’interessante Kawa i ciastko o każdej porze, ovvero una storia delle caffetterie e delle pasticcerie della città del Wawel. La sua fatica più recente, il cui titolo è approssimativamente traducibile con “Il volto oscuro di Cracovia”, è una raccolta di brevi resoconti dedicati a singoli episodi criminosi che lì si sono verificati in un arco temporale che si estende dal 1885 al 1967. Il libro, edito da Agora nel 2016, è scandito da tre macrocapitoli, dedicati rispettivamente agli omicidi, alle truffe e a quei casi che hanno avuto, per ragioni diverse, implicazioni con la politica. Ogni capitolo si articola in svariati microparagrafi, ognuno dei quali racconta – sarebbe meglio dire “relaziona” – di un caso specifico.

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PoloniCultori – Intervista a Kamil Bałuk

Kamil Bałuk PoloniCult

Sulle colonne di PoloniCult abbiamo parlato di recente di Wszystkie dzieci Louisa, reportage dedicato alla storia incredibile di un donatore di sperma che negli anni Ottanta nei Paesi Bassi ha contribuito a concepire più di duecento bambini che oggi sono giovani adulti alla complessa ricerca di identità. Non c’è una briciola di sensazionalismo nel modo in cui il giovane autore Kamil Bałuk (qui il suo sito ufficiale) affronta la storia, ma anzi una grande attenzione nei confronti delle vicende umane di tutti i protagonisti e una grande capacità nell’utilizzare gli strumenti del reportage. Per approfondire meglio la cosa ho deciso di parlarne con lui. Lo incontro un pomeriggio di ottobre davanti a una tazza di caffè da Wrzenie świata, locale varsaviano “colonia” degli autori dell’Instytut Reportażu che d’altronde ha sede al piano di sopra.

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Gajto Gazdanov, un esule russo nel demi-monde di Parigi

Gazdanov

In questo romanzo carico di elementi autobiografici, Gazdanov prende per mano il lettore e lo conduce nel  profondo demi-monde parigino, a conoscere personaggi ai margini della società che volteggiano nel buio tra café notturni, music-hall e case chiuse, tra boulevard rispettabili e vicoli al limite del degrado. Personaggi  straordinari colti nel loro affanno quotidiano, di cui Gazdanov ci narra le storie, ora con distacco e disprezzo, ora con sincera empatia: prossineti, donne che fanno la vita, viziosi membri della bourgeoisie francese, clochards, vecchi rivoluzionari russi, ex-generali colti e rispettabili costretti a fare i tassisti o gli operai per sopravvivere.

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Żeby nie było śladów – Il racconto di una storia sbagliata

Zeby nie bylo sladow

In un giorno di maggio un diciannovenne decide di fare un giro in centro con un gruppo di amici per festeggiare la fine degli esami di maturità. Ritenuto troppo rumoroso e trovato senza documenti, viene fermato dalla polizia, condotto in commissariato per l’interrogatorio. Alle domande si alternano calci, pugni e manganellate. Il ragazzo, congedato, finisce velocemente in ospedale dove muore due giorni dopo. Nei giorni, mesi, anni successivi il dolore della famiglia e la volontà di giustizia di chi gli sta attorno si scontrano con la rete di omertà e autodifesa dei corpi di polizia e di chi li gestisce.

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Henryk Grynberg, Monolog polsko-żydowski

Monolog Polsko-Zydowski

Ma le violenze non esauriscono il dramma. Non lo esaurisce la stessa Shoah: i cui resoconti, certamente vitali per il dovere alla memoria di cui tutti gli uomini sono investiti, sono, paradossalmente, superflui. Il trauma, l’interrogativo, il confine tra prima e dopo congelato nell’incomprensibile è la svuotamento assoluto della Polonia dalla vita e dalla cultura ebraica. L’assenza, il vuoto, dove prima c’era un continuum inscindibile di identità ebraica ed identità polacca. Volutamente fraintendendo il senso di uno slogan che Kosinski fece circolare nel 1988 (“La Polonia è la nazione più spirituale d’Europa”), Henryk Grynberg usa la polisemia della parola duch per gridare che la Polonia è la nazione più popolata di fantasmi.

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Abram Cytryn – Storie di fame dall’inferno

Racconti dal ghetto di Lodz

Più volte ci siamo occupati di Shoah, di memoria e di testimonianze. Ci torniamo ancora anche oggi per presentare un testo particolare che ci arriva dalla penna e dalle sofferenze di un adolescente che nella sua vita avrebbe voluto fare lo scrittore, ma la cui esistenza è stata presa e spezzata da un’ideologia nera che avviluppa e sottrae. La notizia bella, è che nonostante le vittime mietute, alcuni germogli sono riusciti non solo a sbocciare, ma anche a crescere e oggi Abram Cytryn può essere considerato scrittore a tutti gli effetti.

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