T.Love, attraverso trent’anni di rock polacco

t.love PoloniCult

Breve storia dei T.Love, tra le band più eclettiche della storia del rock in Polonia. Nati dal punk, incensati dal glam, oggi icona classica.

di Salvatore Greco
 

La ricca fucina della musica polacca degli anni ’80, passata perlopiù dalla meravigliosa stagione di Jarocin, non ha prodotto solo i potenti e oscuri frutti della cold-wave ma anche band in grado di rappresentare diversamente quella stagione, in maniera più semplice anche se altrettanto sincera, e di evolversi con il proprio pubblico e la scena musicale. Uno di questi oggi è un gruppo quasi di culto, conosciuti da tutte le generazioni, i T.Love.

Come ogni band che si rispetti, anche i T.Love nascono tra i banchi di scuola. Zygmunt Staszczyk, Janusz Konorowski, Dariusz Zając e Jacek Wudecki sno studenti di un istituto superiore di Częstochowa quando, nel 1982, decidono di fare quello che moltissimi altri facevano: fondare una band rock. I quattro ragazzi decisero di chiamarsi Teenage Love Alternative, un nome che oggi farebbe ridere a crepapelle qualunque appassionato, ma che nella Polonia degli anni ’80 li  rende famosi.

La loro strada inizia a un festival a Malbork, città famosa per il suo splendido e ben conservato castello teutonico, nel 1983 conquistando il pubblico con un sound che ovviamente prende a piene mani dalla grande stagione punk e post-punk in corso, ma con un tono più leggero e propriamente adolescenziale. Canzoni che parlano di amori di scuola in un tempo in cui il rock predica impegno e ribellione politica conquistarono i più giovani e i meno attenti al mondo facendo dei ragazzi di Częstochowa una band capace di arrivare a Jarocin nel 1984 con i crismi degli idoli.

Sempre del 1984 è l’incisione del primo disco, Nasz Bubelon, un disco dominato dalle influenze punk nel canto “rabbioso” e nel basso dominante, anche alcuni testi sono ricchi di denuncia sociale più o meno velata, soprattutto quello di Karuzela, non a caso scritto da Wojciech Płocharski, all’epoca corrispondente dall’estero e intellettuale “impegnato” musicalmente come paroliere anche per altre band. In ogni caso, tra suoni sincopati e voci strozzate si costituì così il vero primo sound dei T.Love.

La crescita musicale della band si interrompe bruscamente nel 1989, anno in cui Staszczyk si spostò in Gran Bretagna per un anno difatto abbandonando il progetto. Tornato in Polonia l’anno successivo, difattì rifonda la band di sana pianta accordandosi con altri musicisti e nascono i T.Love per come li conosciamo ancora oggi, anche se il nome rinnovato era già in uso dal 1987. Il disco che sancisce il ritorno sulle scene di Staszczyk e (nuova) compagnia, Pocisk miłości, è del 1991 e contiene anche la hit forse più fortunata dell’intera storia dei T.Love, quella “Warszawa” che abbiamo proposto all’inizio del pezzo. Il caso di una ballata malinconica e dolce come Warszawa tuttavia non riassume del tutto lo spirito di questo disco che è ancora molto legato alle esperienze degli anni ’80 anche se i cupi sintomi del post-punk lasciano spazio a un rock più arioso, meno dominato dal basso e più aperto con reef di chitarra e ritornelli vivaci. La particolarità più accattivante per l’epoca fu che l’intero lato B dell’LP consisteva di alcuni brani scritti in lingua inglese ovviamente ispirati dalla pur breve esperienza britannica di Staszczyk sia nei testi autobiografici sia nel tono musicale debitore del punk britannico, i Clash su tutti. La prima strofa del brano più autenticamente “brit” di tutto l’album, Dirty streets of London, infatti recita: I came from fuckin’ Poland/And tried to find some money in the West/I chose this fuckin’ city/Because I thought it could be the best/To break my misery/to drink one drop of happiness/With my rock’n’roll heart/You know I was a special guest.

Sobborghi, rabbia e povertà erano stati gli elementi vitali del punk britannico e ovviamente la condizione di emigrato da un paese ex-socialista per Staszczyk fu uno stimolo in più per assorbire e condividere quel tipo di sottobosco emotivo e culturale che poi ispira anche King, uscito nel 1992, dove la vena autorale del leader dei T.Love esce fuori con ancora più potenza e la consapevolezza musicale acquisita fa sì che, a detta di molti critici, King sia uno dei migliori dischi di tutti gli anni ’90, un album maturo con un rock maturo che racconta storie che vanno dai giovani di periferia senza futuro (King) alla storia di una povera vecchia diseredata e apparentemente misera, ma testimone e combattente nell’Insurrezione (pani z dołu):

Nel 1994 esce Prymytyw, disco che segna un altro passaggio evolutivo nel sound dei T.Love che qui si presentano con un disco dall’anima rock diversa, musicalmente più aggressiva, dove il ruolo delle chitarre diventa dominante con un gusto nuovo  per assoli e virtuosismi, sonorità reggae o ammiccanti al punk classico e rivisitato.

Più o meno sullo stesso piano anche il disco successivo, Al Capone, del 1996, il secondo prodotto con una major e altro grandissimo successo di pubblico che porta a un altro disco d’oro. I T.Love in questi anni Novanta costituiscono la voce più solida e ascoltata della musica rock grazie alla capacità di affrontare nelle loro canzoni temi emotivi e personali ma anche sociali e politici con uno sguardo alla cultura pop, lo stesso approccio che contraddistinguerà anche l’album successivo, e terzo disco d’oro consecutivo per i T.Love, Chłopaki nie płaczą (i ragazzi non piangono).

Antyidol, uscito nel 1999, segna un ritorno a schemi più pop che non ha reso altrettanto in termini di vendite ma ha riportato la band in un contesto più adatto ai tempi. Testi semplici, immediati, musica alleggerita di alcuni barocchismi da rock classico e alcune divagazioni alternative-reggae-ska rendono questo disco un discutibile passaggio al reggae che, nonostante gli ammiccamenti al ribellismo giovanile, non ha conquistato il pubblico come nel passato. E nemmeno me, ad essere sinceri.

Nonostante il (relativo, sia chiaro) flop di Antyidol i T.Love nel 2001 aprono il nuovo millennio con un disco sulla stessa onda –Model 01– che fa ampie concessioni al pop mainstream con canzoni di facile ascolto ma di qualità decisamente più bassa. In ogni caso il pubblico apprezza la compiuta svolta in direzione ska e porta la band a conquistare il suo quarto disco d’oro, a vent’anni dal loro esordio i T.Love sono ancora sulla cresta dell’onda.

Segue un silenzio discografico di cinque anni, fino al 2006 quando Staszczyk tira fuori dal cilindro il proverbiale coniglio vincente. Con la collaborazione di alcuni ex-membri esce I hate rock’n’roll che -nonostante il nome è un album che torna alla genuinità rock dei primi anni Novanta e in qualche modo fa pace con i fan più anziani e tradizionalisti.

Del 2012 l’ultimo (per ora) album di inediti di questa longevissima band. Messa da parte la volontà di sperimentare i T.Love sono tornati in scena con un album dal titolo che più autoironico non si può, Old is gold, e un ritorno -stavolta molto genuino- al rock classico. Un disco che non ha più molto da dire sulla scena musicale, ma il cui ascolto è molto gradevole e se non altro racconta la volontà di musicisti ormai “anziani” di restare in contatto con il proprio pubblico. Tra l’altro proprio lo scorso anno i T.Love sono tornati sulle scene con una riedizione del grande successo Prymytyw e organizzano live sempre molto ben frequentati in giro per la Polonia.
Chi si avvicina ora e grazie a PoloniCult alla musica polacca certo non si aspetti chissà quali evoluzioni sonore da questi ormai anziani signori, ma ripercorrerne la carriera e ascoltarne i successi è cosa piacevolissima. E, chissà, magari trovandosi nel posto giusto al momento giusto potrebbe essere un’occasione per ascoltarli dal vivo e sapere che, con le dovute distanze, per tutta la gente attorno è un po’ come trovarsi a un concerto dei Rolling Stones.

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