Sala samobójców: il limite tra vita reale e virtuale

Sala Samobojcow

Con Sala samobojców Jan Komasa porta sullo schermo un dramma legato al mondo degli adolescenti e a temi come il cyberbullismo.

 

di Elettra Sofia Mauri

Sala samobójców (Suicide Room,  2011) è il film di debutto del giovane regista polacco Jan Komasa. Prima di raggiungere il successo con Miasto 44, colossal storico ricco di effetti speciali, Komasa si è fatto conoscere e apprezzare dal pubblico, soprattutto dai più giovani, con questa opera prima, di cui firma anche la sceneggiatura.

Dominik in apparenza sembra avere tutto: a scuola è piuttosto popolare, ha un bel gruppo di amici e può ottenere senza fatica tutto ciò vuole grazie al denaro dei genitori (non sono molti infatti i liceali che si possono permettere di avere a propria disposizione un autista personale che li accompagni ogni giorno a scuola).

Questo quadro rappresenta però un lato superficiale della vita di Dominik, infatti il giovane si sente estremamente trascurato dai genitori, perennemente concentrati sulla loro carriera, la madre nel mondo della moda, il padre in quello della politica, e poco inclini a prestare attenzione al figlio. Dominik è abituato ad avere tutto, tranne forse ciò di cui ha veramente bisogno: comprensione e accettazione da parte degli altri.

Sala samobojcowLe cose iniziano a incrinarsi pericolosamente quando, durante una festa ad alto tasso alcolico con i compagni di scuola, viene proposto un gioco goliardico in cui Dominik deve baciare Alex, compagno di classe e di allenamento di karate. Il bacio viene ripreso dal cellulare di un compagno e subito messo in rete. Inizialmente i commenti al video sono semplicemente scherzosi. La verità è che Dominik è segretamente omosessuale e prova una forte attrazione proprio per Alex. Proprio durante un combattimento corpo a corpo tra i due, Alex intuisce che Dominik è effettivamente attratto da lui. Il ragazzo inizia a spargere la voce a scuola, denigrando Dominik e prendendolo pesantemente in giro. I commenti sotto al video del bacio iniziano a farsi allora sempre più pesanti e offensivi, ferendo profondamente Dominik che cade nella disperazione più totale.

Nemmeno fare outing con i genitori gli dà conforto, questi ultimi infatti prendono la notizia come uno scherzo e non comprendono in alcun modo che il figlio stia dicendo davvero quello che prova.

L’unica consolazione per Dominik è parlare tramite internet con Sylwia, conosciuta su una piattaforma virtuale in stile Second Life. Lì le persone interagiscono tra di loro attraverso degli avatar, vivendo un mondo completamente fittizio e creato da loro stessi. Sylwia è una ragazza estremamente problematica, autolesionista, che da anni vive reclusa nella propria camera evitando ogni contatto con il mondo esterno. Tra Dominik e la ragazza si instaura subito un’intesa: i due condividono le proprie angosce e la propria sofferenza. Per Sylwia, gli altri non possono capire chi è diverso, chi è sensibile come loro, l’unica soluzione è isolarsi dal mondo e cercare il coraggio per smettere di vivere.

Sala Samobojcow

Dominik viene introdotto da Sylwia nella “sala dei suicidi”, una community online composta da altri ragazzi depressi e in difficoltà come loro, sempre più convinti che l’unico rimedio alla sofferenza sia togliersi la vita. Il ragazzo inizia così un periodo di profondo tormento interiore, dilaniato dalle idee estremiste di Sylwia, che lo istiga a recarsi a scuola armato di pistola e fare una strage, e dal proprio dubbio. Un giorno Dominik si reca effettivamente a scuola con la pistola del padre, ma non riesce a compiere il terribile atto.

Successivamente, passa intere giornate chiuso in camera rifiutandosi di mangiare, senza che i genitori si accorgano di nulla. È la governante di casa, allarmata dalla situazione, a chiamare la polizia per far sfondare la porta della stanza. Dominik viene trovato in fin di vita con i polsi tagliati. Grazie al pronto intervento, il ragazzo sopravvive al tentato suicidio. Nemmeno di fronte a questo gesto drammatico i genitori di Dominik sembrano rendersi veramente conto di cosa stia passando il figlio.

Tornato a casa dall’ospedale, il ragazzo riprende la sua vita virtuale, ma non quella reale. Il rapporto con Sylwia si fa sempre più intenso, e allo stesso tempo malsano, mostrando anche come l’identità sessuale del ragazzo non sia ancora del tutto chiara. Stanco dell’apatia del figlio, in un momento di rabbia il padre stacca la connessione wifi in casa: è questo il punto di non ritorno per Dominik, che si lascia andare in preda a una crisi isterica, mostrando tutta la paradossalità della situazione. Nell’intensità della scena risulta quasi assurdo vedere il ragazzo urlare tra il pianto disperato: “Ridatemi internet, vi prego”.

L’epilogo della storia è drammaticamente nero: Dominik, per niente lucido e ancora scosso dalla crisi di nervi causata dalla perdita della connessione a internet, si reca in un locale, dove perderà la vita a causa di un mix letale di alcool e psicofarmaci. L’improvvisa e tragica scomparsa dell’amico farà capire a Sylwia che più che aver paura di morire, è vivere che la terrorizza. Il video del momento della morte, ripreso da un ragazzo che casualmente si trovava nel bagno della discoteca con Dominik, viene trasmesso online nella “sala dei suicidi”, chiudendo il film.

La fotografia del film è caratterizzata da luci estremamente fredde e basse, sono l’oscurità delle stanze dei ragazzi, che comunicano tra loro tramite webcam, e i toni cupi a dominare le scene. Scene di animazione grafica, rappresentanti la realtà virtuale degli avatar, si alternano a quelle della vita reale.

Il cast dell’opera ha rappresentato una marcia in più per il suo successo, soprattutto grazie all’intensa interpretazione del giovane Jakub Gierszał. L’attore deve la sua popolarità proprio a questo film, che lo ha reso l’idolo adolescenziale di moltissimi giovani. L’abbiamo visto anche in Tutto ciò che amo, e tutt’ora è un affascinante e promettente esponente della nuova generazione di attori polacchi. Il cast vanta anche la partecipazione di Agata Kulesza (vista nel toccante ruolo della protagonista di Róża e in quello della zia in Ida), che interpreta la madre di Dominik.

Sala samobójców può inoltre contare su una colonna sonora accattivante e contemporanea, spicca in particolare la presenza del gruppo canadese Billy Talent, particolarmente apprezzato dalla comunità emo e affini. A confermare il successo del film sono stati i numerosi premi ricevuti nell’ambito dei festival del cinema polacco, ma anche in Italia all’interno del festival di film per ragazzi “Giffoni Film Festival”.

Va inoltre detto che questo è diventato un piccolo “cult” grazie al passaparola tra ragazzi, soprattutto all’interno della subcultura emo, varcando i confini polacchi e arrivando sottotitolato in inglese sui computer di molti adolescenti europei. È un film che ha fatto molto discutere alla sua uscita in Polonia, a causa dell’attualità dei temi trattati e della loro delicatezza. Komasa firma un film forte e deciso, che affronta con crudezza la realtà e le conseguenze del cyberbullismo e della dipendenza dalla rete.

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