Il sipario in festa | La Giornata Mondiale del Teatro.

Warlikowski Giornata Mondiale del Teatro 2 PoloniCult

Polonia protagonista alla Giornata Mondiale del Teatro 2015 con un messaggio del regista Krzysztof Warlikowski.

di Barbara Minczewa
 

Il 27 marzo in molte parti del mondo si festeggia la Giornata Mondiale del Teatro, un’iniziativa promossa dall’Istituto Internazionale del Teatro nel 1962 per riportare il teatro al centro dell’interesse della vita pubblica, e per ricordare che il teatro è necessario in quanto luogo di scambio intellettuale, sociale, di dialogo e di memoria, nonché –stando alle parole dell’autore del messaggio scritto per l’occasione quest’anno- di verità, perché la grande forza del teatro è anche nella capacità di “gettare il suo sguardo laddove è vietato guardare”.

L’autore di queste parole è Krzysztof Warlikowski, uno dei più noti registi contemporanei polacchi. Nel 2015 proprio lui è stato scelto come “testimonial d’onore” della Giornata Mondiale del Teatro, e come da consuetudine, è stato anche invitato a condividere le sue riflessioni in un messaggio diffuso in quasi tutto il mondo e tradotto in 22 lingue. Il messaggio viene pubblicato sul sito ufficiale dell’iniziativa.

La scelta di lasciar aprire il sipario universale dei festeggiamenti con il messaggio di un regista polacco è simbolica e importante per almeno due motivi. In primis perché non succedeva dal 1980, e quindi con l’occasione viene accentuata l’importanza del teatro polacco nel panorama mondiale, il suo straordinario sviluppo negli ultimi anni e l’attenzione che si ha per questa arte in Polonia. Il secondo motivo, di minore notorietà all’estero –ma non per questo meno importante- è che il messaggio sia spettato a Warlikowski proprio nel 2015, anno di grande festa per il teatro polacco; fra pochi mesi, il 19 novembre, in memoria della prima messa in scena di uno spettacolo della compagnia di attori nazionali, voluta e finanziata dal re Stanislao Augusto Poniatowski, si celebrerà l’anniversario dei 250 anni di teatro pubblico in Polonia, un evento che per tutto l’anno ha puntato i riflettori sul teatro, creando un calendario ricco di eventi e di discussioni che ruotano intorno al mondo del teatro.

Spero che ci sarà modo di approfondire ancora il tema dei festeggiamenti dei 250 anni di teatro pubblico in Polonia e lascio la parola a Krzysztof Warlikowski, condividendo la sua stessa speranza che il teatro possa veramente trovare la forza di “rivelare le passioni nascoste”, impegnato nella continua lotta contro la “fine del mondo – non del pianeta, ma del modello delle relazioni umane”.

I veri maestri del teatro è più facile trovarli lontano dal palcoscenico. E in genere non hanno alcun interesse per il teatro come macchina che replica convenzioni e che riproduce cliché. 
I veri maestri del teatro cercano la fonte pulsante, le correnti viventi che tendono a oltrepassare le sale di spettacolo e le folle di persone curve a copiare un mondo o un altro.

Noi copiamo, invece di creare mondi che si concentrino o che dipendano da un dibattito con il pubblico, dalle emozioni che si gonfiano sotto la superficie. 
Ma in realtà non vi è nulla che possa rivelare le passioni nascoste meglio del teatro.
Il più delle volte mi rivolgo alla prosa per avere una guida. Giorno dopo giorno mi trovo a pensare a scrittori che quasi cento anni fa, hanno descritto profeticamente,
ma anche in maniera misurata, il declino degli dei europei, il crepuscolo che ha immerso la nostra civiltà in un buio che deve ancora essere illuminato. 
Penso a Franz Kafka, Thomas Mann e Marcel Proust. Oggi vorrei anche includere John Maxwell Coetzee  in quel gruppo di profeti.
Il loro senso comune della inevitabile fine del mondo- non del pianeta, ma del modello delle relazioni umane- e dell’ordine sociale e del suo sconvolgimento, 
è di grande attualità per noi qui e ora. Per noi che viviamo dopo la fine del mondo. Che viviamo davanti a crimini e conflitti che scoppiano ogni giorno in nuovi luoghi, 
persino più velocemente di quanto i media onnipresenti non riescano a seguire. Questi incendi diventano rapidamente noiosi e spariscono dalle cronache, per non tornare mai più. 
E ci sentiamo impotenti, inorriditi e circondati. Non siamo più in grado di innalzare torri, e i muri che ostinatamente costruiamo non ci proteggono da niente 
- al contrario, essi stessi chiedono una protezione e una cura che consumano gran parte della nostra energia vitale. Non abbiamo più la forza per cercare di intravedere 
ciò che sta oltre il cancello, al di là del muro. E questo è esattamente il motivo per cui il teatro dovrebbe esistere e il luogo dove dovrebbe cercare la sua forza. Per gettare uno sguardo laddove è vietato guardare.

“La leggenda cerca di spiegare ciò che non può essere spiegato. Poiché è radicato nella verità, deve finire nell’inspiegabile “- così Kafka descrive la trasformazione della leggenda di Prometeo. Sento fortemente che le stesse parole dovrebbero descrivere il teatro. Ed è quel tipo di teatro, che è radicato nella verità e che trova la sua fine nell’inspiegabile, che auguro a tutti i suoi lavoratori, quelli sul palco e quelli tra il pubblico, e lo auguro con tutto il mio cuore.

Krzysztof Warlikowski

Informazione biografica su Krzysztof Warlikowski, inserita sul sito in seguito al messaggio:

Krzysztof Warlikowski è nato a Szczecin, in Polonia, nel 1962. Dopo aver studiato storia e filosofia all’Università Jagellonica di Cracovia, ha approfondito i suoi studi di storia del teatro presso l’École pratique des Hautes études alla Sorbona di Parigi.
Nel 1989 è tornato a Cracovia per dedicarsi allo studio della regia presso l’Accademia d’arte drammatica e ha qui diretto, nel 1992, le sue prime opere: Le notti bianche di Dostoevskij e Auto da fè di Elias Canetti.
 Negli anni successivi, ha collaborato con alcuni dei principali registi teatrali europei: nel 1992-93 ha assistito Peter Brook nell’allestimento di Impressions de Pelleas, andato in scena al Bouffes du Nord di Parigi e in occasione di laboratori organizzati dal Wiener Festwochen in Austria. Nel 1992 ha lavorato come assistente di Krystian Lupa nell’allestimento di Malte Laurids Brigge di Rainer Maria Rilke presso lo Stary Teatr di Cracovia. Nel 1994, Giorgio Strehler ha supervisionato il suo adattamento e allestimento della Recherche di Proust al Piccolo Teatro di Milano.
 Ha diretto numerosi drammi di Shakespeare, tra cui Il mercante di Venezia (1994), Racconto d’inverno (1997), Amleto (1997 e 1999), La bisbetica domata (1998), La dodicesima notte (1999) e La tempesta (2003), oltre all’Elettra di Sofocle (1996) e il Ciclope (1998) e Le baccanti (2001) di Euripide.
 I suoi allestimenti moderni e contemporanei includono Il processo di Kafka (1995), Roberto Zucco (1995) e Quai Ouest di Bernard-Marie Koltes (1998), oltre ad alcuni drammi di Matéi Visniec e Witold Gombrowicz. Nel 2001, ha affrontato per la prima volta i testi di Sarah Kane, con l’allestimento di Cleansed.
Ha diretto, inoltre, numerose opere liriche, come The Music Programme di Roxanna Panufnik, Don Carlos di Verdi (2000), L’Ignorant et le fou di Pawel Mykietyn, dal lavoro di Thomas Bernhard (2001), Ubu Roi di Krzysztof Penderecki (2003), Wozzeck di Alban Berg (2005), Iphigenie en Tauride di Christoph Willibald Gluck (2006), L’affare Makropoulos di Leos Janacek (2007) e Eugene Onegin di Čaikovskij (2007). 
Krzysztof Warlikowski ha lavorato in numerose città polacche e nei teatri di tutta Europa, tra cui il Bouffes du Nord di Pargi, il Piccolo di Milano, il Kammerspiele di Amburgo e lo Staatstheater di Stoccolma, nonché a Zagabria (Croazia) e in Israele. Nel 2003, con una compagnia di attori francesi, ha messo in scena Sogno di una notte di mezza estate presso il Centre Dramatique National di Nizza e Dybbuk per il festival Dialog di Wrocław. Ha poi diretto Speaking in Tongues di Andrew Bovell ad Amsterdam e Macbeth di Shakespeare presso lo Schauspiel di Hannover.
 Al Festival di Avignone, Krzysztof Warlikowski ha presentato Amleto nel 2001, Cleansed di Sarah Kane nel 2002, Krum di Hanokh Levin nel 2005 ed Angels in America di Tony Kushner nel 2007.

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