Disco Polo, un film per raccontarla.

Disco Polo

A raccontare (e legittimare?) ulteriormente il diffuso fenomeno della Disco Polo arriva nelle sale grazie al giovane regista Maciek Bochniak

di Elettra Sofia Mauri
 
 

Il fenomeno Disco Polo sta vivendo una seconda giovinezza non solo nelle discoteche, ma anche sul grande schermo grazie al film “Disco Polo” (2015) del poco più che trentenne Maciek Bochniak (anche lui uscito dalla scuola di cinema di Łódź).

Bochniak apre al pubblico le porte del mondo di questo strambo fenomeno socio-musicale, accompagnandolo in un viaggio al limite del grottesco e dell’assurdo. Non c’è bisogno di un filo logico nella trama di “Disco Polo”, visioni oniriche si alternano a inseguimenti rocamboleschi e momenti di sentimentalismo, il tutto condito da un tripudio di lustrini.

L’abbozzo della trama segue le avventure di due giovani di provincia – una provincia che ricorda più il Far West e Las Vegas che la campagna polacca – determinati a realizzare i propri sogni e diventare delle stelle del genere Disco Polo. La strada verso il successo è però piena di ostacoli e imprevisti, tra cui un serio e baffuto produttore musicale e i suoi scagnozzi.

Disco Polo

A interpretare gli strampalati personaggi di questo mondo discotecaro, troviamo alcuni tra i nomi più di spicco del cinema polacco. Dawid Ogrodnik, visto interpretare di recente il ruolo intenso e drammatico di Mateusz in “Chce się żyć” e in “Ida”, in “Disco Polo” sfoggia un’improbabile chioma con colpi di sole e indossa improponibili camicie in lurex, dimostrando di sapersi prendere non troppo sul serio (e di avere discrete doti canore). Anche Tomasz Kot, protagonista del controverso “Bogowie“, ci mostra il suo lato più leggero e scanzonato recitando la parte del produttore/talent scout.

Questo film vorrebbe provare a capire cosa ci sia dietro al fenomeno Disco Polo, senza addentrarsiDisco Polo nelle circostanze sociali e storiche presenti durante la sua nascita. L’esito è una serie di immagini caleidoscopiche, che si susseguono a ritmo frenetico. La colonna sonora gioca un ruolo fondamentale ovviamente in questo film, le hit di gruppi cult come Akcent, Boys e Weekend vengono cantate dai protagonisti. Sono i testi delle canzoni a guidare la storia, mostrando gli ipotetici retroscena che hanno portato alla creazione di parole e musica.

Nel vortice a tratti psichedelico di Disco Polo c’è posto anche per del metacinema, non mancano infatti citazioni da altri film. E’ facilmente riconoscibile un certo tratto “alla Tarantino”, anche grazie a qualche sparatoria splatter, e un’evidente richiamo a “Funny Games”. Gli appassionati del genere Disco Polo inoltre, riconosceranno sicuramente il cantante Tomasz Niecik, che interpreta un divertente cameo.

Disco Polo sicuramente non è un film necessario, tuttavia mantiene un suo perché. Bochniak è riuscito a costruire un film su ciò di più trash che la Polonia ha da offrire, senza scadere nella volgarità.

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