Apologia di un classico: Mazepa, dramma di un amore.

Mazepa

Le vite di uomini travolte da grandi passioni in un gioiello nascosto del romanticismo polacco: Mazepa di Juliusz Słowacki.

di Mara Giacalone

 

All’interno della tradizione romantica polacca, spicca tra tutti il nome di Adam Mickiewicz fattore che spesso – sopratutto all’estero- ha fatto cadere un velo di semi-oblio sopra altri autori come Krasiński e Słowacki che invece in patria hanno ancora un posto di rilievo.

Volendo scegliere tra i due nomi sopra citati, Słowacki è spesso stato messo in disparte, paragonato a Mickiewicz e, conseguentemente, sminuito. Interessante poi ricordare che già all’epoca in cui i due camminavano la stessa terra, i rapporti non erano dei migliori sia a livello personale – Słowacki trovò infamante come Mickiewicz ritrasse il suo patrigno dottor A. Bécu nella 4^ parte di Dziady – che a livello di poetica, come si evince in Kordian, modello antagonistico del Konrad/Gustaw mickiewicziano.

Forse proprio per questi motivi, Kordian risulta essere il testo più famoso assieme alle opere del periodo mistico Genezis z Ducha e Kròl Duch, mentre Mazepa è sempre stato messo a parte, probabilmente perchè tratta di argomenti meno filosofici ed esistenziali.

Protagonista del dramma è Iwan Mazepa, personaggio storico realmente esistito e ataman cosacco. Nato in Ucraina nella zona ad occidente del Dniepr, studiò presso i gesuiti, fattore che gli giovò le simpatie dell’allora sovrano Giovanni Casimiro II Vasa; il suo temperamento poco docile e alquanto cosacco, gli procurò però diversi guai e inimicizie. L’opera di Słowacki attinge da un episodio della gioventù di Mazepa – evento che fu descritto anche da Voltaire, messo in versi da Byron e raffigurato sia da Delacroix che da Géricault. La realtà dei fatti vuole che un notabile scoprì il giovane a letto con la propria moglie. Słowacki, però, essendo uomo di lettere e profondamente inserito nella corrente romantica, sviluppò in modo leggermente diverso gli eventi e creò un dramma con un finale nero e cupo molto shakespeariano.

Mazepa lo incontriamo nei panni del paggio del re Giovanni Casimiro in visita presso un suo Voivoda. Le vicende ruotano attorno alla figura di Amelia, giovane moglie del Voivoda e di cui tutti i personaggi maschili si invaghiscono: il Re, Mazepa e pure Zbigniew – figlio del Voivoda e figliastro della fanciulla. In un gioco di fraintendimenti dovuti al carattere da dongiovanni di Mazepa, che non perde tempo ad ammaliare la giovane provocando l’ira di Zbigniew, il Re viene ferito ad una mano. Il giorno seguente, Mazepa viene fatto allontanare dal castello per aver oltraggiato la fanciulla e inviato a Varsavia con delle lettere da consegnare. Vinto dalla curiosità, legge il contenuto delle missive e scopre che il suo signore vuole rapire Amelia; il paggio decide così di intrufolarsi nella camera della ragazza per parlarle, ma sentendo dei passi si nasconde nell’alcova: sono Zbigniew e Amelia che conversano. Poco dopo arriva il Voivoda sospettoso che la moglie lo tradisca e dopo aver fatto giurare sul crocefisso che dietro ai tendaggi non c’è nessuno, decide di murare l’alcova dove era però ancora nascosto Mazepa. L’azione segue febbrilmente e si decide di far riaprire il muro dietro il quale esce Mazepa che spiega come stanno le cose e sembra tutto risolto se non che l’onore del Voivoda chiede un risarcimento: il figlio e il paggio si sfidano a duello ma Zbigniew decide di suicidarsi perché innamorato di Amelia. La giovane, si avvelena per morire con l’amato, elemento che porterà anche alla morte del marito.

Il dramma in cinque atti di Słowacki, prendendo in considerazione la gioventù di Mazepa, non raffigura le sue doti di condottiero che seppe prima conquistarsi la fiducia dello Zar Pietro il Grande e poi allearsi con Carlo XII di Svezia nella Grande Guerra del Nord. L’intento dell’autore non fu mai infatti quello di una ricostruzione storica fedele e, anche se la contestualizzazione è abbastanza immediata, Il contesto politico non è un elemento fondante: la storia è creata ex-novo dalla fantasia dello scrittore.  Essendo in pieno periodo romantico, Słowacki si concentra sul lato “frivolo” di Mazepa e sul suo carattere impulsivo che provoca la morte di tre personaggi. Il dramma, è tutto teso intorno alla figura di Amelia alla quale ogni personaggio dedica epiteti e slanci del cuore degni della poetica romantica, nella quale non mancano passaggi che riprendono un lessico umanistico con riferimento al mito classico (Diana, Orfeo…) Ma ovviamente, in un poeta sensibile e attento come  Słowacki, non viene mai meno l’elemento romantico per eccellenza: la sofferenza e il dolore per un amore non corrisposto e impossibile da realizzare. La sofferenza dei personaggi fa parte di quella vena pessimistica di Słowacki che si vede vittima di una sorte avversa, condizione che si riflette sui suoi eroi: “Credimi – tu devi essere schiavo del tuo destino poiché non puoi esserne signore”.

In questo slancio poetico che è meno “azione” ma più “passione”, Zbigniew e Amelia ricordano come in un’eco Zosia e Tadeusz del caro Mickiewicz, ma se nell’epopea di quest’ultimo l’amore dei due giovani serve anche come collante sociale, in Słowacki l’amore è solo amore, preso da solo, come puro sentimento senza implicazione politica alcuna.

 In Italia, la prima edizione risale al 1932 pubblicata presso UTET in un volume a cura di Clotilde Garosci contenente anche Kordian a quasi 100 anni dalla sua composizione: infatti la prima idea  Słowacki la aveva avuta nel 1834 durante il soggiorno ginevrino, ma l’opera venne ripresa e pubblicata a cavallo tra il 1839 e il 1840.

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